Il Mondo di Ulisse

Il Mondo di Ulisse

recensione di giulio chiapasco per ulisse in arte

recensione di Giulio Chiapasco

“Il mondo a cui Ulisse attinge la sua opera pittorica è quello dei paesaggi marchigiani e umbri. Ma anche altri sono gli elementi peculiari che caratterizzano la sua produzione artistica. Lo è persino la materia impiegata: egli dipinge su tavole di legno ed ognuna viene trattata con una particolare base che dà matericità all’olio. Questa tecnica rafforza la sensazione di movimento conferita ai personaggi raffigurati. Altra peculiarità: è vero che Ulisse si rifà alla pittura onirica medievale, ma questa componente naif viene rivisitata principalmente con l’uso della prospettiva e con la definizione dei particolari, soprattutto nel caso degli scacchi, delle etichette sulle bottiglie, dei dettagli architettonici. Il tutto è vivacizzato da toni e colori brillanti e solari.

Ma è soprattutto il messaggio che il pittore trasmette attraverso le sue opere ad essere caratterizzante. Ulisse è pungente, ironico, ma la visione delle cose è trattata con una costante positività. Non a caso le persone raffigurate nei suoi quadri sono a volte dei chiari riferimenti a personaggi reali, oppure fantastici ma conosciuti dal pubblico. Essi trovano nell’artista lo spazio per una rivisitazione soggettiva, aderente in modo efficace alle situazioni create.

I personaggi che animano i dipinti di Ulisse sono quasi esclusivamente suore e preti. Ciò è dovuto al fatto che il clero è un elemento essenziale nella vita e nell’ambiente dell’Italia Centrale. La sua presenza nel recente passato fu capillare nelle Marche come nell’Umbria, due regioni che sino ad un secolo e mezzo fa fecero parte integrante dello Stato Pontificio. I marchigiani, poi, erano essi stessi gli esattori delle tasse papali. In queste terre abbondarono i conventi, le abbazie, i monasteri, i seminari. I prelati di ogni tipo fecero sempre parte della realtà locale. I laici erano integrati con loro e la vita del popolo ruotava intorno ai centri ecclesiastici.

E’ naturale pertanto che Ulisse, volendo riproporci una società medievale, o comunque antica, inserisca nelle sue raffigurazioni suorine indaffarate o pretini in movimento. Ciò nonostante va chiarito che i suoi personaggi sono simboli presi ad esempio per scene di vita quotidiana: i togati ed i giudici sono sì impersonati da monache o sacerdoti, ma, come i dentisti, i notai ecc. , perdono la loro identità clericale. In effetti i preti non fanno mai la parte del prete, e così dicasi per le suore. Ulisse ricerca i modi e i perché di questa scelta di vita. Con il tempo la curiosità si è tramutata in ricerca, sino a divenire un’autentica simpatia e un rispetto profondo.

I pretini vestono di rosso: questo perché nel Medioevo gli abiti talari dei vescovi erano color porpora. Quindi Ulisse li veste rifacendosi al periodo in cui li ambienta. E poi il rosso è un colore vivido, che comunica subito con l’osservatore ed ispira positività.

I personaggi del mondo che Ulisse ci descrive sono dunque simboli. Possono essere, citando Pirandello, uno, nessuno, centomila. Ma Ulisse li dipinge senza volto. Perché questo? Ce lo rivela l’artista stesso: “Se descrivessi il volto farei un ritratto, gli darei un’identità e trasformerei il “personaggio” in “persona”. Il “simbolo” diventerebbe un “singolo”, lo tramuterei in soggetto unico, in un individuo col suo carattere e la sua personalità. Questo non deve essere. In un pretino o in una suorina ognuno può ritrovare se stesso o una persona conosciuta. I personaggi non devono essere considerati estranei, ma possono essere identificati da ciascuno in modo diverso, come parte stessa delle proprie esperienze personali, dell’ambiente in cui viviamo”.

Così il mondo di Ulisse diviene anche il nostro mondo.

Ancora una parola sulla tecnica del pittore. L’uso della tavola in legno come base di lavoro non è una casualità, ma è dovuto a una scelta ben precisa. Pensiamo all’arte pittorica antica: la tavola è la base di molte opere dei grandi maestri nell’alto Medioevo. La scelta del nostro artista costituisce quindi un richiamo ad un’era antica, quella, tanto per capirci, delle stupende Pale d’Altare che rimangono capolavori assoluti.

C’è un tema che ricorre frequentemente nella pittura di Ulisse: gli scacchi. Si ritrova non solo nelle scacchiere vere e proprie con le pedine per i gioco, ma anche nelle architetture. Ritroviamo disegni a scacchi nei pavimenti, nelle decorazioni murali, nei soffitti, nella disposizione dei mattoni che compongono le murature. Il messaggio è duplice. Per quanto riguarda il gioco degli scacchi vero e proprio Ulisse ci racconta di una passione nata in gioventù e perseguita nel tempo: indice di un gusto innato per i giochi “cerebrali” e metafora della vita stessa, fatta di ricerca, volta al raggiungimento di una meta, che comporta astuzia e ragionamento. Per quanto riguarda invece il ricorso a tale motivo pittorico Ulisse ci rivela una predisposizione alla conoscenza della geometria e della prospettiva, nonché un gusto per la ricerca dell’armonia nelle forme geometriche presenti in natura. Le maestose architetture medioevali, con castelli, torri e mura, creano motivi geometrici sempre perfettamente equilibrati ed armoniosi, la cui bellezza ed ele3ganza surclassa abbondantemente quella degli edifici moderni.

Come riconoscere tra mille altre la pittura di Ulisse? L’artista ne fornisce i mezzi, che servono anche per i non addetti ai lavori. Innanzitutto sono facilmente riconoscibili i paesaggi, riconducibili ad una iconografia medievale, tranne che in pochi casi sporadici da considerare dei “fuori tema”. Poi citiamo la tecnica, che è assolutamente originale, per l’uso della tavola di legno preparata in modo così particolare. Ma principalmente sono i personaggi del mondo di Ulisse a conferire uniformità alla sua opera: pretini rossi, suorine e a volte fraticelli popolano questi villaggi e li fanno rivivere, riportandoli agli antichi splendori.

Per i più addentrati consigliamo inoltre di guardare le opere non solo sul davanti ma anche sul retro, dove figurano le indicazioni che garantiscono l’autenticità e forniscono i dati relativi all’archiviazione.”

di Giulio Chiapasco

 

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