Le opere di Ulisse in bilico tra passato e presente
recensione di Maurizio Vitiello
“‘Suorine’ e ‘pretini’ invadono un mondo di fragrante semplicità, di gradevole naif.
Candori di una naivete sfilano tra grandezze goticheggianti e spazi rurali e tra galoppanti ironie mediterranee e notazioni di pulizie nordiche.
L’artista Ulisse riesce a sciorinare ingenuità, sincerità e squisite canzonature, che si rincorrono allegre.
Le ambientazioni di sapore medioevale, di tradizione marchigiana, sposano i movimenti certi degli indaffarati ‘pretini’ e delle servizievoli ‘suorine’, ma oggetti e costumi moderni fanno rimbalzare le atmosfere antiche in contesti contemporanei.
Questo slittamento epocale, divertito e consapevole, determina una caratterizzante atemporalità, una festeggiante astoricità.
Una teoria di nuovi spunti e di successivi episodi romanzano una storia a puntate.
Fondamentalmente, le scenografie di forte suggestione spaziale, si offrono allo spirito vigile e gagliardo degli svolazzanti ‘pretini’ (che ci fanno pensare a Nino Caffè) e alla carica attiva delle ‘suorine’ (che ci fanno pensare a Giuseppe Scaiola), che si ergono a personaggi simbolici di universale accettazione.
Non sappiamo quanto la loro emblematicità sia desiderio contante di emulazione e voglia di allontanarsi dal mondo frenetico di oggi.
L’originalità di Ulisse è nella dichiarata non pretesa di enunciazioni e nella contrappuntata amabilità delle scene.
Ulisse risponde alle alienazioni, alle paranoie, alle dissociazioni, agli spaventi di guerra, ai terrorismi con elaborazioni virtuose, di candida e serena beatitudine, pregnante nelle vicende fabulistiche, per non negarsi valori lucidi nella distribuzione narrativa.
La produzione pittorica di Ulisse, già ampiamente nota agli ‘addetti ai lavori’ e ai collezionisti, sviluppa tra passato e presente, tra sogno e realtà, un tentativo accorto di imprimitura lirica, per suscitare emozioni essenziali nei fruitori.
I giochi, i trastulli, le divagazioni, le gradevoli occupazioni delle ‘suorine’ e dei ‘pretini’, contrassegnati da ovali non definiti e fluidificanti tra le strutture architettoniche di tavole e tavole, accreditano una dimensione romantica della vita che, forse, non percepiamo più.”
di Maurizio Vitiello